La lapide a ricordo della donazione.


Via dei Pellegrini.


Nei pressi del quartiere medievale di San Pellegrino, sulla destra, imboccando il ponte che conduce alla piazza del duomo, sorge un fabbricato, conosciuto ancor oggi come l'Ospizio dei Pellegrini.
L'origine del nome è da far risalire agli anni tra il 1150 e il 1200 quando due coniugi, Guidone e Diletta donarono una casa di loro proprietà per farne un ospizio.
Tale ospizio, affidato al clero viterbese, aveva lo scopo preciso di ospitare i pellegrini che, percorrendo la Via Francigena, sostavano a Viterbo durante il viaggio che li conduceva a Roma.
Ancora oggi è possibile ammirare, murata sulla casa, la lapide relativa a tale donazione.
Si tratta quindi della più antica memoria di un ospedale viterbese.
Il testo, in latino, è l'atto di donazione dell'immobile e, nella sua seconda parte, contiene una formula di maledizione rivolta a chiunque avesse in futuro tentato di alienare o cambiare destinazione ai beni dell'ospedale senza il consenso di tutte le autorità religiose e laiche della città.

L'iscrizione recita:
«Io Guido, insieme a Diletta mia moglie, per la redenzione dell'anima nostra, dei nostri genitori e di tutti i fedeli, dono questa casa perché possa essere ospedale per pellegrini, con ogni sua possessione, ai servi dei servi di Dio, in eterno e senza alcuna condizione. Nessun vescovo o abate, o altra persona, abbia potere di asportare alcunché da questo luogo, né ne disponga, senza il parere di tutti i religiosi e i laici, maggiori e minori, di questa città. Se qualcuno vorrà fare diversamente, sia maledetto da Dio onnipotente, dalla beata sempre Vergine Maria, dai santi angeli e apostoli e da tutti i santi, e sia condannato insieme con Giuda, Pilato, Anna, Caifa, Datian, Abiron, Erode e tutti coloro che al Signore Iddio dissero: «Sta lontano da me». Così sia, così sia. Ordiniamo inoltre a chi possiede questa casa di onorare secondo le proprie possibilità i giorni dedicati alla Santa Vergine Maria e a San Giovanni Evangelista».

L'ospizio in seguito passò alla dipendenza dell'arte dei calzolai che la restaurarono e l'ampliarono nel 1575.

La maledizione, comunque, non è servita a proteggere nel tempo l'ospedale, esso infatti è scomparso da tempo, non è certo infatti neanche che l'attuale collacazione della lapide sia quella originaria.

Il vicolo dei Pellegrini, al termine del quale è murata la lapide in questione, è un vicolo stretto e tortuoso che dal fondo di piazza Del Gesù sbuca nei pressi del ponte del duomo.

 

(Alessandra Ambrosini)

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Opere consultate:
A. SCRIATTOLI, Viterbo nei suoi monumenti, Viterbo, FAVL Edizioni Artistiche, 1988