Facciata settecentesca della chiesa della S.S. Trinità.


Affresco al centro del soffitto della sacrestia.


Quadro del '600 posto sull'abside raffigurante S.Agostino, S.Monica e la SS. Trinità.




LA CHIESA
La chiesa della Trinità è meglio conosciuta dai viterbesi come santuario della Madonna Liberatrice.
La chiesa primitiva risaliva al 1237. Nel 1288 durante i lavori per edificare una cappella, venne alla luce un affresco raffigurante la Vergine con Bambino, all'immagine fu dato il nome di Madonna Liberatrice in seguito ad un avvenimento miracoloso accaduto nel 1320. Riferiscono i cronisti dell'epoca che il 28 maggio di quell'anno il cielo della città si riempì di demoni e forze del male che assalirono Viterbo. Apparve la Vergine, venerata in una cappella della chiesa della Trinità, che invitò i cittadini a pregare davanti alla sua immagine. Ci fu un gran raduno di gente implorante protezione ai piedi della Madonna e avvenne il miracolo. La città fu libera e da allora, all'immagine della Vergine, fu dato il nome di Madonna Liberatrice di Viterbo.
L'antica chiesa fu restaurata nel 1421 con il concorso di papa Martino V dopo che un incendio l'aveva gravemente danneggiata.
Nel 1727, poiché la chiesa si era rivelata inadeguata per l'affluenza di devoti fu deciso di ricostruirla completamente.
L'affresco con l'immagine della Madonna, risalente al XV secolo e facente parte di una rappresentazione probabilmente più complessa, fu collocato nella sua posizione attuale nel 1748.
La facciata, un misto tra barocco e neoclassico, è divisa in due livelli. Sul primo si aprono tre portali e due nicchie, nella nicchia di destra à collocata la statua di S. Tommaso di Villanova, in quella di sinistra la statua di S. Agostino. Sul secondo ordine, altre due nicchie in corrispondenza del piano inferiore, contenenti rispettivamente la statua di S. Rita da Cascia a destra e quella di S. Monica a sinistra. Al centro un balcone sormontato dal simbolo della Trinità scolpito in travertino.
L'interno a croce latina è suddiviso in tre navate, l'intersezione con il transetto à sormontato da una cupola illuminata da otto oculi.
Lungo ciascuna delle navate laterali si snodano 4 altari, la cappella che custodisce l'mmagine della Madonna Liberatrice è situata nel braccio destro del transetto.
Nel corridoi che porta alla sacrestia è conservato quanto resta del munumento funebre del cardinal Raimondo Perrault morto a Viterbo nel 1505.
L'accesso alla sacrestia è chiuso da una pregevole cancellata in ferro battuto del '400; in un locale adiacente la sacrestia è collocato un imponente lavabo del '600.

IL CHIOSTRO
Notevole è il chiostro che si trova sul lato destro della chiesa.
Quello attuale fu costruito nel 1513 e sostituì quello originario risalente al XIII secolo. Per la sua costruzione sono state usate 36 colonne monolitiche inizialmente destinate ad un rifacimento della chiesa, rifacimento che non fu mai fatto.
Il chiostro, a pianta quadrata, presenta sul lato destro un elegante loggiato, al centro vi à una fontana incassata nella pavimentazione in peperino.
In uno dei bracci, incassata in una nicchia a sesto ribassato, si può amirare una fontana del XIII secolo.
Le pareti interne del chiostro presentano affreschi eseguiti tra la fine del '500 ed il primo decennio del '600. Il ciclo pittorico consta di 44 scene illustranti la vita di S. Agostino.
Nell'affresco compare spesso lo stemma della casata Nisini essendo stato eseguito con un lascito di Giacomo Nisini che ne indicò anche il soggetto.
Sul lato sud, sopra le storie di S. Agostino, le lunette sono affrescate con scene agresti, mentre su quello nord sono raffigurati episodi biblici.

 

 Una spiegazione dettagliata del ciclo pittorico su S. Agostino si trova su:

http://www.cassiciaco.it/navigazione/iconografia/cicli/seicento/viterbo/viterbo.html

 

(Alessandra Ambrosini)



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Opere consultate:

CHIARA MIANO, Chiesa della SS. Trintà , in «Il centro storico di Viterbo», Betagamma, Viterbo 2001, pp. 209-213 .
A. SCRIATTOLI, Viterbo nei suoi monumenti, Roma 1915-20.