Tecnica costruttiva a blocchi
Tecnica costruttiva a blocchi di derivazione etrusca e romana.

Tecnica costruttiva a sacco
Tecnica costruttiva detta a sacco.

Tecnica costruttiva a pietrella
Tecnica costruttiva detta a quadrella, a madonnella o a pietrella.




Viterbo è una delle poche città che possono vantare ancor oggi intatta la cerchia di maura medievali. Costruita interamente con la pietra vulcanica locale, il peperino, si estende per circa quattro chilometri. Le mura non furono erette in un'unica epoca e con un piano urbanistico ben preciso. Esse furono costruite man mano che la città aveva bisogno di nuovi spazi, adottando tecniche costruttive diverse a seconda del periodo al quale risalgono. Il tratto più antico, risale all'anno 1095: è quello che da porta Fiorita passando per porta Romana e porta della Verità giungeva a porta Sonsa (oggi scomparsa) che sorgeva nei pressi dell'odierno monastero di Santa Rosa. Fu costruito con il contributo dei cittadini più abbienti della città e l'anno 1095 viene indicato come l'inizio della vita cittadina organizzata in libero comune. Non si conosce l'anno esatto (forse il 1148) in cui questo tratto di mura fu proseguito fino alla valle di Faul passando per porta del Carmine e porta San Lorenzo. Nel 1208, invece, le mura furono allungate dalla parte opposta racchiudendo l'antico castello di Sant'Angelo, ove oggi sorge la chiesa di San Francesco, e proseguendo fino al torrione sotto il carcere di San Lupara (edificio distrutto dai bombardamenti dell'ultima guerra). Nel 1215 fu aggiunto un altro tratto alle mura urbiche portando la cinta fino alla torre quadrata a nord di porta Faul. L'ultimo tratto per racchiudere l'intera città fu costruito nel 1268. Come già detto le tecniche costruttive variano a seconda dell'epoca cui risalgono le mura. I tratti più antichi si presentano a grandi blocchi di pietra che interessano l'intero spessore del muro, questa tecnica, ereditata dagli Etruschi e dai Romani è tipica dell'XI secolo e prima metà del XII, blocchi di questo periodo sono ancora visibili alla base delle mura anche se successive ricostruzioni hanno savrapposto tecniche costruttive diverse. In un periodo successivo, XII e XIII secolo, si passò alla tecnica così detta a sacco, due muri cioè paralleli, costruiti con conci squadrati a martellina e lo spazio intermedio riempito con materiale di varia pezzatura, il tutto legato con malta di calce e pozzolana. In epoca successiva cambiò il modo di costruire, le dimensioni dei conci in peperino si ridussero e assunsero una forma stretta e alta, murati a coltello con la faccia stretta verso l'esterno, la così detta pietrella viterbese. Nel corso dei secoli hanno subito crolli e distruzioni, notevoli quelle dell'ultima guerra, ma sono sempre state ricostruite e ancor oggi rispecchiano l'aspetto che avevano nel XIII secolo.

Nella cinta muraria, rafforzata da torri sporgenti e coronata da merli guelfi, si aprivano a distanza variabile 13 porte. Nel corso dei secoli alcune di esse furono chiuse e solo recentemente sono state restaurate e riaperte; delle antiche porte solo due rimangono murate e non più accessibili: porta Bove e porta San Lorenzo.

(Angelo M. Ambrosini)

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Opere consultate:
A. SCRIATTOLI, Viterbo nei suoi monumenti, Viterbo, FAVL Edizioni Artistiche, 1988
LIDIA GREGORI, La cinta muraria, in «Il centro storico di Viterbo», Betagamma, Viterbo 2001, pp. 225-228.
PAOLO GIANNINI, Viterbo guida alla scoperta, Grotte di Castro, Annulli Editori, 2010