La tomba di papa Clemente IV.
Il mausoleo di Clemente IV, morto a Viterbo nel 1268, ha subito numerose traversie prima di trovare l'attuale collocazione nella basilica di S. Francesco. Il pontefice, dopo le solenni esequie in cattedrale, fu sepolto nella chiesa di Santa Maria in Gradi, secondo le sue volontà. Voci di presunti miracoli operati dal papa morto fecero si che molti fedeli accorressero sulla sua tomba lasciando cospique offerte; i canonici della cattedrale allora, fiutando l'affare, si rivolsero al collegio cardinalizio per recuperare la tomba del pontefice ma i cardinali non diedero seguito alla loro richiesta. La controversia sollevò clamori in città e i cardinali, per calmare gli animi, decretarono che, in attesa di una decisione, la salma avrebbe riposato in un luogo neutrale; così fu fatto. Dopo qualche giorno però la tomba scomparve e si venne a sapere erano stati i canonici che avevano trafugato il mausoleo per collocarlo in cattedrale. Si gridò allo scandalo e fu intimato, sotto pena di scomunica, l'immediata restituzione del sepolcro. I frati, forti anche di una bolla di papa Gregorio X si recarono in processione alla cattedrale per recuperare la salma ma furono assaliti da una folla di "beghine" e parrocchiani che li fece desistere. Ci volle una nuova bolla papale con nuovr minacce di scomunica perché i resti mortali di Clemente IV potessero tornare a Santa Maria in Gradi. La tomba collocata di fianco all'altare maggiore vi rimase fino al 1738 quando fu spostata in una vicina cappella per lavori di ristrutturazione della chiesa. Nel 1798 la tomba fu profanata delle truppe francesi, nonostante l'origine francese del papa. Per ripare in qualche maniera all'accaduto, l'ambasciatore di Francia la fece restaurare nel 1840. La tomba fu profanata di nuovo nel 1885 allorquando, causa la chiusura di Santa Maria in Gradi, i monumenti funebri in essa custoditi furono spostati nella chiesa di San Francesco, adibita a museo civico. Successe il finimondo ed il regio governo fu costretto a togliere al comune la chiesa di San Francesco, riaprirla al culto e farvi collocare il mausoleo papale. In seguito i resti del medesimo furono ricomposti e restaurati a cura del ministrero della pubblica istruzione. I mosaici della tomba, anche se eseguiti sui motivi antichi, non sono quelli originali, risultano tra l'altro mancanti in alcune parti dopo i danni subiti nell'ultima guerra. Nel recupero del mausoleo, seguito ai bombardamenti, si scoprì che per la tomba del papa era stato utilizzato un sarcofago di epoca romana finemente scolpito. Il lato anteriore era stato rivestito di mosaico, quello posteriore era rimasto inalterato, fu deciso allora di girarlo, mettendo a vista il lato integro originario.
(Alessandra Ambrosini)
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Opere consultate:
CESARE PINZI, I principali monumenti di Viterbo, Viterbo, Sette Città, 2a edizione, 1999.