Santa Maria della Peste, edificata nel 1494, deve il nome al fatto che fu costruita per ringraziare la Vergine dello scampato contagio per l'epidemia di sifilide che aveva minacciato Viterbo. Narra lo storico Bussi che, in occasione di una delle tante pestilenze che infestarono la città, si scoprì laggiù un'immagine sacra e che concorrendo il popolo con molta devozione, moltissimi restarono preservati dal flagello.
Il tempio, a pianta ottagonale, ha un'architettura semplice e lineare di stile Bramantesco. Elemento di rilievo della costruzione è la cupola sormontata da un elegante lanternino, probabilmente non originale, è datatabile al XVII secolo. Il portale ha gli stipiti in marmo riccamente decorati a grottesche. L'edificio presenta due finestre, solo la prima, quella di sud-est, ornata da una lunetta che inizialmente conteneva un affresco andato ora perduto, è coevo della chiesa. L'altra fu aperta negli anni 30'. In quegli anni infatti, con la copertura del fosso Urcionio, l'apertura della nuova via Littoria (oggi via Marconi) e l'interramento del ponte Tremoli, furono abbattute le case costruite a ridosso del tempio che venne così a trovarsi su uno spiazzo centrale della città. Fu scelto dunque a causa della sua posizione comesacrario dei caduti per la patria e restaurato rispettando le linee originali.
Al suo interno oltre all'edicola con l'immagine della Vergine, decorata a gottesche come il portale, due nicchie nello spessore del muro presentano affreschi con San Giovanni e San Sebastiano. Notetevole risulta essere il pavimento del piccolo tempio, realizzato nel XV secolo dal viterbese Paolo di Nicola in maiolica smaltata dipinta, risulta molto simile a quello della cappella Mazzatosta in Santa Maria della Verità.

 

(Angelo M. Ambrosini)

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Opere consultate:
ANDREA SCRIATTOLI, Viterbo nei suoi monumenti, Stab. F.lli Capaccini, Roma 1920.
LAURA PACE BONELLI, Tempietto di Santa Maria della Peste, in «Il centro storico di Viterbo», a cura di Maria Giuseppina Gimma , Betagamma, Viterbo 2001.